C’era un ristorante che da anni aveva trovato posto nella mia bucket list gastronomica: Piazza Duomo, tre stelle Michelin, nel cuore di Alba. Un nome che evoca aspettative altissime, anche perché parliamo di un territorio che profuma di tradizione, tartufo e vini pregiati.
Finalmente l’ho spuntato dalla lista.
L’ingresso, discreto e quasi anonimo, si affaccia proprio sulla piazza principale. Ma dietro quella porta si apre un’accoglienza calorosa e attenta, che accompagna con garbo fino alla sala, illuminata in modo piuttosto deciso (lo ammetto: personalmente ho un debole per le luci soffuse).
La carta dei vini è, come ci si aspetta, ampia e di grande qualità. Ho scelto un classico intramontabile: Gaja, che in questo contesto è quasi un dovere morale.
Il menù? Ben costruito, con alcuni omaggi visivi che ricordano vere e proprie opere d’arte — trovate che ho apprezzato, soprattutto per l’intento creativo. Tuttavia, mi aspettavo una proposta più ancorata al territorio, rielaborata con rispetto e audacia.
I dolci non mi hanno lasciato grandi emozioni, e la mise en place è forse l’aspetto che mi ha convinta meno: curata, sì, ma non sorprendente.
Nel complesso, è stata una buona esperienza, che meritava di essere vissuta.
Non mi ha colpito nel profondo, ma ogni tappa ha la sua storia — e Piazza Duomo resta un riferimento importante nel panorama fine dining italiano.
Voto: 6.5 / 10